Non sono ancora in forma e chissà se lo sarò mai. Ogni inverno che passa è sempre più difficile smaltire le grandi abbuffate che si fanno a fine dicembre. Nel mio caso, ho anche tre compleanni subito dopo, di conseguenza i dolci nelle vicinanze, dentro casa, non mancano di certo. Le tentazioni quindi sono tante e io non me ne lascio sfuggire nemmeno una.
Ora, mentre scrivo, mi mancano i miei giri fra le montagne, il verde dei prati, l’odore dell’erba fra le mani, il bosco con le sue foglie cadute, ma soprattutto mi manca il “din-don de le vache”. Quell’altalenante, ripetitivo e melodioso rincorrersi di campanacci, così lenti, così intonati. Starei ore a sentirli suonare, disteso a terra, guardando le nuvole passare lente. Quelle stesse nuvole che guardavo da bambino, e ricordo che allora, ci trovavo sempre qualcosa dentro da raccontare.
Oltre ai sogni, nei primi mesi dell’anno c’è anche una frase che mi rimbomba nella mente, prepotente e insindacabile: “Bisogna uscire di più in bicicletta”. Tutto infatti parte da qui, dalle basi del ciclismo, dalla regola primordiale che accomuna tutti gli allenamenti. L’utilizzo del mezzo. Ed è importante essere costanti nelle uscite, mai mollare ma insistere, soffrire, uscire anche contro voglia, trovare le motivazioni giuste, necessarie. So che tanti, come me, hanno dei modelli da seguire, metodi di allenamento qualificati e personalizzati che ognuno sceglie in base alle proprie esigenze o agli obiettivi stagionali. Ma non è facile lo stesso, quando si devono conciliare impegni lavorativi, familiari e combattere anche contro le ore del giorno e la stanchezza.
Quello che mi dà la carica è la consapevolezza che noi ciclo-escursionisti abbiamo qualcosa di speciale che scorre nelle vene.
I nostri occhi hanno bisogno di tuffarsi in panorami sempre nuovi, per entrarci dentro fino al collo con le nostre mountain bike. Cerchiamo nuove strade da percorrere, sentieri mai battuti. Siamo quelli con lo spirito indomito di antichi guerrieri. I nostri obbiettivi stagionali sono difficili da capire, o quantomeno da spiegare. E restiamo in silenzio, indifferenti, quando sentiamo parlare di togliere grammi alla bici o di velocità massime raggiunte in discesa, perché non sono le nostre corde. Noi suoniamo altra musica. Quando si parla di medie, stiamo sicuramente parlando di birre, e l’unico problema è scegliere fra bionda, rossa o non filtrata.
Non siamo degli sprovveduti però, ci informiamo su tutto e sappiamo scegliere i prodotti più adatti a noi e al tipo di uscita che abbiamo in programma. Conosciamo molto bene le esigenze in fatto di abbigliamento e accessori, e sappiamo cosa ci potrà servire per tornare a casa sani e salvi quando saremo sperduti fra i monti. Sappiamo aiutarci nei momenti di difficoltà, per poi riderci sopra, scherzare e divertirci quando ci ritroviamo assieme in qualche rifugio. Qualunque sia il luogo, certo è che sarà sempre una grande festa.
È per questo che quest’oggi ho puntato la sveglia alle 4:30.
Non mi basta solo uscire in Mtb.
Non mi basta il solo allenarmi.
Io voglio respirare la vita,
quella vita che nasce ogni giorno
ed è palpabile quanto effimera.
La senti dentro quando arriva l’alba,
quando all’orizzonte scorgi quel qualcosa che sta cambiando,
lentamente.
Ad ogni rotazione un passo verso lei,
respirando con le narici dilatate
per rubarle quanta più aria possibile
perché sai già che, fra poco,
cambierà il suo sapore.
Ed è così.
Già ora non è più la stessa,
la luna stanca
lascia il suo posto al tiepido sole
ed io pedalo perduto
nei sorrisi dei miei allenamenti.
Testo e Foto di Massimo Bordin