L’archeologia è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante, mediante la raccolta, la documentazione e l’analisi delle tracce materiali che hanno lasciato.

Questo è quello che dice Wikipedia riguardo la parola archeologia, ma se ad essa affianchiamo la parola mountain bike… il risultato potrebbe essere che mtb archeology è lo studio dei bikers del passato e delle loro relazioni con l’ambiente circostante, mediante la raccolta di video e foto, la documentazione e le tracce che hanno lasciato.

Ed è proprio così, è grazie alle tracce che hanno segnato pian piano, che oggi la mountain bike è come la stiamo vivendo. Sicuramente l’America fa da capostipite sia per le innovazioni che per le novità più modaiole, ma quello che si è mosso in Italia nei primi anni 90 ha dell’incredibile.
 
Tutt’ora mi emozionano questi racconti, infatti sono in compagnia di Carlo Lamonato, valdobbiadenese DOC, persona squisita e sempre disponibile, da sempre sportivo sebbene i capelli brizzolati ormai schiariscano la chioma. Carlo è da sempre un visionario, sportivamente parlando, non è una persona che cresce con uno sport e lo mantiene per tutta la vita, lui appena trova una nuova ispirazione deve seguirla, e grazie a questa sua qualità a fine anni ’80 ha scoperto la mountain bike.
 
Io purtroppo ero appena nato, ebbene sì, ho solo 26 anni e per forza di cose non posso aver ricordi se non dai 12 anni in poi, età in cui ho iniziato la mia carriera in sella ad una mountain bike, ma erano già gli anni 2000.
A fine anni ‘80 c’erano dei guerrieri che in sella a delle bici che oggi farebbero sorridere e intimidire chiunque, affrontavano gare su percorsi sterrati in montagna, in pianura, in mezzo ai boschi o in riva al mare… e Carlo era uno di loro.

Possiamo chiamarli pionieri, hanno cresciuto una disciplina inizialmente senza regole, in cui le regole se le facevano loro!!
Non esisteva il crosscountry, né il downhill, né l’enduro, c’era solo una tipologia di bici, con freni v-brake, telaio in acciaio e… (forse) la forcella ammortizzata.
 
Con questa breve introduzione nasce una rubrica che vuole riesumare i vecchi ricordi per raccontarli e studiarli, cercando di capire quali sono state le scelte e i fatti che hanno portato il movimento delle ruote grasse ad essere quello che stiamo vivendo oggi.
 
Per farvi salire l’acquolina vi anticipiamo un breve video tratto dai primi anni ’90.
 

 
Testo di Matteo Pedrech
Video di Carlo Lamonato

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