Adventure days 2016 (seconda tappa) 16-17 Gennaio 2016
Lo scorso anno ho partecipato al primo Fat Adventure Days tenutosi ad Avelengo Falzbeten nei giorni di sabato e domenica.
Quest’anno purtroppo un impegno non mi ha permesso di essere presente il sabato ma alla domenica proprio non potevo mancare e quindi sono a descrivervi lo svolgimento di questa giornata.
Anche questo secondo raduno si è tenuto sulle nevi di casa di Maurizio De Florian (alias Nonno Carb) presso Avelengo Falzbeten (Merano 2000) e bisogna dire che siamo stati molto fortunati perché quest’anno nel nostro arco dolomitico di neve non è che ce ne sia molta ed invece in questo meraviglioso scenario, non era proprio abbondante, ma più che sufficiente per farci trascorrere una giornata indimenticabile.
Ritrovo alle 9,30 presso il piazzale di partenza della cabinovia per essere in marcia alle 10,00. C’è stata la possibilità di noleggiare vari modelli di Fat bike Salsa e Surly per chi voleva provare questa emozione di ruote grasse sulla neve.
Ormai per me che ho percorso circa 3000 km in un anno esclusivamente con questo tipo di bike, non è più una novità, ma lo è ancora per parecchi biker e per molti spettatori, incuriositi da tutte queste bici con le ruote ciccione, che curiosamente ci guardavano man mano che il folto gruppo di “Fattoni” cresceva: quest’ anno ci siamo ritrovati in 27 provenienti dal Nord Italia.
La temperatura è di 9 gradi sotto zero, un pallido sole, e neve in arrivo che la si scorge dalle cime vicine, ma noi siamo caldi e ben imbottiti.
Un controllo alla pressione delle ruote che in queste occasioni di marcia esclusivamente su terreno innevato si aggira dai 0,3 ai 0,5 bar e si parte subito con una bella salita ghiacciata, parallela alla discesa degli slittini, qualche piccolo scivolone ma nulla di grave. Ci si rialza subito e si riparte!
Ci fermiamo al primo attraversamento di pista da discesa perché quest’anno abbiamo perfino i carabinieri in motoslitta che fermano gli sciatori per consentirci tre attraversamenti di pista! Questa si chiama organizzazione (da parte di Maurizio de Florian) ma anche di volontà di convivenza per questo nostro sport che in moltissime zone montane viene snobbato ma che invece nell’area trentina e bolzanina è visto di buon occhio.
Pertanto raduniamo il gruppo, ci compattiamo, e via di corsa verso la nostra meta (il rifugio Kirchsteigeralm) che raggiungiamo dopo circa 400 metri di dislivello. Facciamo quindi tappa qui per il nostro meritato pranzo.
I piatti sono molto invitanti ma il pensiero di dover fare ancora salita appena usciremo non ci limita nella scelta di un buon piatto di canederli, di würstel o di Kaiserschmarren (“frittata dell’ imperatore” con zucchero a velo e marmellata di mirtilli ), oltre ad una buona birra.
Quando usciamo per ripartire, il timido sole della partenza non c’è più e lo si intravvede dietro ad una fine e pungente nevicata per il vento che la accompagna. La nostra destinazione la si scorge a fatica lì più in alto ed è la croce di punta Spieler a 2080m.
Terminati i tratti battuti di pista e di sentiero, la neve sotto alle nostre ruote si fa molto scivolosa anche perché sospinta in montagnole che si creano per il vento che soffia. Siamo costretti a fare molti tratti con la bici a spinta per poi passare obbligatoriamente al portage (bici in spalla).
La temperatura è di -12° ed il vento a circa 20-25 km/h che ci fa percepire una temperatura di -20° circa, ma noi non ci facciamo caso perché il proseguo si fa abbastanza difficile anche perché molte volte, per i pesi non proprio piuma di alcuni di noi, si sprofonda quasi fino al ginocchio quindi siamo costretti ad alleggerirci scaricando dal groppone la fat per spingerla a mano. La croce che indica il luogo più alto che raggiungeremo oggi, cima Spieler (2080 m.) a volte non si vede, ma si vede benissimo il bel serpentone di biker che fatica per quasi 150 metri di dislivello con la bici in spalla anche se alla fine sembrerebbero molti di più, per poter poi meritarsi quella che dovrebbe essere un’appagante discesa monocolore (tutta e solo bianca).
Finalmente riusciamo a raggiungere questa meritata cima, qualche altra foto ricordo (è difficile in queste occasioni non riempire la scheda di memoria), sostituzione della batteria perché questo freddo se la “mangia”, alcuni riducono ulteriormente la pressione dei pneumatici perché si capisce che bisognerà “galleggiare”…e via!
La discesa purtroppo è poco “battuta”, poco visibile per la neve che scende dal cielo, che è portata dal vento e appena esci da quei 20 cm di larghezza battuti da escursionisti con sci o ciaspole e fai per mettere a terra i piedi, la terra ti viene a mancare perché si sprofonda fino al ginocchio, la ruota penetra nella crosta di ghiaccio superficiale e si fa un bel capitombolo!!!! Nessun problema perché la velocità è ridottissima e ci si lancia anche volentieri! Quasi tutti, chi più, chi meno, proviamo quest’emozionante lancio in neve fresca e lo si fa con delle grandi risate e una gioia immensa, come ad essere ritornati bambini, ma questo è quello che ti fa provare la Fat in queste occasioni.
La discesa ripida ed esposta al vento sta per terminare e ci si avvia ad attraversare il bosco, questa volta su un terreno più fattibile. Da qui in poi è un divertimento puro perché il piccolo e stretto viottolino si fa un po’ più largo e un po’ più battuto anche se le doti da equilibrista non vanno assolutamente dimenticate, il capitombolo è sempre in agguato! Più giù arriviamo a dei tornantini che si possono affrontare anche in derapata!!! Che goduria!!! Tutti abbiamo un sorriso a 36 denti con una bocca che più spalancata di così non si può. Ci si può permettere una velocità più sostenuta e qualche bella curva in controsterzo.
Arriviamo purtroppo all’ultimo tratto di discesa che ci condurrà alla partenza, ma anche qui ci divertiamo da morire, discesa mediamente ripida, con dei continui salterelli (sotto la neve ci sono gli scoli trasversali dell’ acqua piovana) e anche qualche bel salto da permetterti di staccare completamente le ruote da terra e siamo sempre in discesa e sulla neve ma ormai ci abbiamo fatto la mano con la tenuta delle nostre coperture e abbiamo molta più confidenza. Peccato che da lì a poco scorgiamo la partenza della funivia e quindi il temine del nostro giro.
Che dire, qualcuno sarebbe ripartito entusiasta per un’altro giro ma invece ci salutiamo perché ci si va a cambiare per poi rientrare alle nostre destinazioni.
Appuntamento d’obbligo alla prossima!
Giornata che lascia sicuramente il segno! Grazie Maurizio De Florian.
Testo e foto di Domenico Vidale