Manubrio mtb: rise e larghezza. Qual è quella corretta?
Avete mai visto le gare DH di 10-15 anni fa? Una cosa che salta subito all’occhio è il fatto che agli albori della MTB i downhiller scendevano a velocità pazzesche usando manubri larghi 58-60 cm.
Oggi, sopratutto nell’enduro e in DH, è un dilagare di larghezze molto accentuate (dai 72 ai 78cm), anche nel settore del cross country e delle gran fondo si è raggiunti i 74, 76 cm.
Cerchiamo di capire il perché si è arrivati a queste misure.
I Pro e contro del manubrio largo
In generale per le discipline gravity il manubrio è più largo per una semplice equazione: più è largo il manubrio, essendo le manopole più distanti tra loro e quindi dovendo mantenere le braccia più flesse, maggiore è la stabilità della bici sul veloce, perché le mani impugnano una leva più lunga, quindi per contrastare la forza della ruota anteriore è necessaria minor forza.
I contro sono la diminuzione dell’agilità nei cambi di direzione, oppure nelle curve molto strette. E questo non è un bene per chi affronta i classici giri della domenica dove non sono rari i casi in cui un tornante stretto metta in difficoltà il rider. In ultima analisi, allargando il manubrio si avvicina inevitabilmente il busto verso il manubrio stesso, spostando molto in avanti il baricentro del biker e aumentando il rischio di essere catapultati in avanti nelle discese più ripide (overbar).
Manubrio largo, sì, ma senza eccessi
Quando si parla di manubri, non sembra esserci una regola riconosciuta in termini di proporzioni fra altezza/corporatura rider e larghezza manubrio. Gli agonisti dell’enduro viaggiano con pieghe da 75-76 cm e in Dh si arriva a 78 cm e oltre. In generale comunque se la statura è ridotta conviene optare per un manubrio leggermente più stretto o comunque per una misura che consenta alle braccia di lavorare in maniera ottimale, cioè leggermente flesse, mai distese.
Andare per tentativi spostando le manopole
Prima di procedere al taglio del manubrio nuovo, è indispensabile acquisire il giusto feeling, provando e riprovando varie configurazioni, semplicemente spostando all’interno le manopole, i vari comandi e leve freno fino a trovare la posizione giusta.
Partite con un 72cm, per arrivare progressivamente a 76cm e segnatevi le sensazioni di guida. Quando troverete la giusta configurazione per voi, taglierete la parte di manubrio inutilizzato, lasciata all’esterno della manopola.
Il metodo alternativo delle flessioni
Questo metodo è stato ideato da Nate Riffle di Specialized. Dovete procurarvi un metro rigido o farvi aiutare da qualcuno che possa misurarvi nella posizione in cui fate le flessioni.
Mentre fate le flessioni, in maniera naturale, misurate la lunghezza che va dall’esterno del palmo sx all’esterno del palmo dx. Ripetete l’operazione 2/3 volte. Infine, calcolate la larghezza media di tutti i valori che avete appena preso. Questa dovrebbe essere una buona posizione in cui il vostro corpo si sente forte e stabile, cosa che, secondo Riffle, vale anche quando si va in bici.
Il Rise
Un capitolo a parte merita la misura che indica quanto il piano di appoggio delle mani è rialzato rispetto alla sezione centrale del manubrio. Si parte da manubri “flat” (rise 0mm) per passare a manubri “low rise” con un’elevazione di solo 10-15mm, tipici delle mtb da XC e marathon, “mid rise” con elevazione di 20-25mm, per mtb da all mountain, e “heigh rise” con elevazione di 40mm, più comuni nelle mtb da DH e freeride, sino ad arrivare a rise estremi fino ai 100mm nei manubri da freestyle.
L’altezza del manubrio è molto importante ai fini della posizione in sella: un manubrio più alto assicura una posizione di guida più eretta, al contrario un manubrio più basso determina una posizione distesa.
Variare il rise del manubrio è come variare l’altezza del manubrio. Un rise alto rende la guida più comoda ma meno performante in quanto allontana il corpo dalla ruota anteriore facendole perdere carico. Mentre con un rise basso (posizione distesa) maggiore è il carico sulla ruota anteriore. Ciò significa che in salita è ridotta la tendenza all’impennata e in discesa si tramuta in maggior controllo e reattività dell’avantreno.
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Testo: Marco Trabucchi
Foto: Carlo De Santis
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