SINTESI X-Wing, nuova vita a una pietra miliare

Il 90% dei ciclisti accumula parti e ricambi di bici in modo compulsivo pensando che un giorno anche la gomma più consumata potrà servirgli per un progetto. Il restante 10% mente.

Io sono un ex campione di accumulo ricambi che man mano negli anni sono riuscito a smaltire montandoli sulle bici. Con il passaggio alle 27,5 e 29 ormai ho solo più ricambi invendibili e difficilmente utilizzabili per nuovi progetti. Fino a quando non mi venne in mente la Sintesi!

SINTESI X-Wing

Una taglia limite per me ma comunque potrebbe essere un buon mezzo da restaurare e utilizzare per qualche pedalata dietro casa. Soprattutto ora che il mio Dartmoor Hornet si è di nuovo crepato.

Il primo passo, quello più impegnativo, è stato quello di estrarre il telaio dai cumuli di telai che avevo in garage. Il telaio X-Wing della Sintesi penso sia del 1995/1996. Un telaio in alluminio incredibilmente leggero, senza un grammo di carbonio prodotto da Verlicchi. Verlicchi era un’azienda italiana, di Zola Pedrosa, che ne gli anni ’70-’90 raggiunse il suo apice producendo telai per grandi marchi motociclistici, tra cui Ducati.

All’epoca possedeva un know-how di grande valore che venne trasferito anche sul glorioso telaio Sintesi X-Wing. Telaio che combinazione è arrivato in garage e messo da parte, per anni.

Il telaio non è verniciato, alluminio grezzo che da quel sapore di artigianalità facendo capire quanto si punti alla sostanza più che all’apparenza. Qualche riga d’usura che ho risolto facilmente con due mani di polish mantenendo gli adesivi originali.

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Serie sterzo e movimento centrale sono semplicemente stati smontati, puliti e ingrassati. Le buone vecchie sfere saranno grezze ma non finiscono mai.

Trasmissione Shimano in ottimo stato, non penso abbia superato i 500km. Inizialmente volevo fare un monocorona 30-42 ma poi ho pensato “siamo nel 1995, non facciamo gli enduristi del 2022”. Quindi tripla davanti e cassetta pignoni originale mi offrono uno sviluppo metrico più che sufficiente. Se con il 22-32 non riesco a salire mi merito di scendere e spingere.

Ruote Campagnolo con cuscinetti pazzeschi. All’anteriore la ruota sfiora il moto perpetuo, al posteriore nessun rumore di mozzo, silenzio totale e scorrevolezza. Anche qua non c’è altro da fare che smontare, pulire e ingrassare. Giustamente le ruote originale sono ormai più simile alla plastica che alla gomma, monto all’anteriore una Schwalbe da 2,2 e al posteriore una Maxxis Crossmark, rigorosamente recuperate in garage.

I freni sono dei V-Brake ma la parte interessante sono le leve, settabili in modo da frenare con un solo dito. Come con i futuristici idraulici.

SINTESI X-Wing

La forcella è una Marzocchi Z2 con 80 mm di escursione. Regolazione del ritorno e precarico. Regolazioni che però hanno alcuni problemi e non troverò i ricambi per risolverli. Il ritorno non è regolabile causa microvite crepata. Con 80mm di escursione e per come la utilizzerò non penso mi influenzerà così tanto le uscite. L’olio è incredibilmente pulito, sembra sia stato cambiato ieri.

SINTESI X-Wing

Il manubrio è l’unico componente che ho dovuto realmente aggiornare. Mi adatto a tutti i tipi di bici, a tutte le condizioni delle piste ma un manubrio da 660 con 0mm di rise e una pipa da 140mm è davvero troppo per me. Cambio con un attacco manubrio da 65mm e un manubrio da 740 con 25mm di rise, backsweep e upsweep enduristici. Tubo sella in alluminio da 27,2 e cambio la sella con una Cube base.

Avessi scritto questo bike check in modo oggettivo, riportando gli angoli delle geometrie, tutti avrebbero pensato che con una bici del genere si potrebbe andare solamente al lago a prendere un gelato, passando per la ciclabile.

Vi rendete invece conto che con un mezzo del genere iniziavano a correrci le prime gare di downhill? Generazione di pionieri e veri maschi alpha.

È arrivato il momento del confronto Gen Z biker Vs Boomer Bike.

La prova della Sintesi X-Wing 1995

Come anticipato ho sostituito manubrio e attacco manubrio perché l’impostazione originale era per me ingestibile. In ogni caso salire su una bici con un fuorisella del genere ti fa subito fare un passo indietro sulle previsioni di difficoltà tecnica che potrai superare. Altro che salti, qua rischi tutto a fare 4 gradini.

Dopo pochi metri con la X-Wing ci sono due caratteristiche impressionanti: le ruote piccole e la scorrevolezza.

Sulle prime c’è poco da dire. Nonostante non abbia mai abbandonato del tutto la 26 mi fa comunque sentire abbastanza a disagio girare su ruote, gomme e cerchi così piccoli. Non essendo proprio un fuscello quando scendo per i sentieri mi immagino, o meglio rivivo, alcune scene passate in cui ne io ne la bici tornavamo a casa interi.

Sulla pedalata invece è una sensazione strana. Da solo, con Garmin alla mano, pensi che un mezzo del genere, di 25 anni, abbia poco da inviare alle più recenti xc. Cambi subito idea quando ti superano delle recenti xc 😊. Sulle salite sconnesse e ripide non è una tritatutto ma bisogna rimanere costantemente concentrati e scegliere la traiettoria migliore. Il rapporto 22-32 ha uno sviluppo metrico superiore ai padelloni di adesso ma permetto comunque di salire agevolmente ovunque, o almeno non essere il limite nel momento in cui non riuscissimo a salire da un sentiero.

Divertente da pedalare, reattiva al massimo sui sentieri e perfetta come muletto per giri facili. Logicamente non può essere competitiva con i mezzi di oggi, quindi nelle uscite di gruppo bisogna mettere da parte l’orgoglio e strizzare ogni fibra muscolare. Dopo le faticose salite arrivano le divertenti discese.

Scendere nel 2022 con una bici del 1995 è un po’ come essere ai 130 km/h su una panda vecchia, le vibrazioni ti annebbiano la mente e non capisci se stai per viaggiare nel tempo o implodere.

Telaio reattivo al massimo e nonostante tutto è anche abbastanza preciso. I componenti sono quelli che soffrono di più e mi fanno vivere nell’incertezza costante. La forcella ammortizza in tre dimensioni, verticale (classica), orizzontale sul rotto e laterale nelle curve con sponda. Il tutto con un Qr che spero non salti fuori dalla sede. Al posteriore la preoccupazione è la stessa ma essendomi già capitato più volte sono tranquillo perché sono sempre rimasto intero, la bici un po’ meno.

SINTESI X-Wing

Sul ripido l’impostazione di guida e l’altezza sella ti fanno avvicinare così tanto alla gomma da sentire odore di terra, e non solo…
Rimpiango il reggisella telescopisco, anche quelli da soli 75mm. Come in tutte le cose ci si abitua e dopo alcune ore ho smesso di pensare alla forcella e quanto i miei denti siano in direzione del manubrio sui ripidi. Effettivamente se ti fidi scendi ovunque, ho percorso i soliti sentieri che batto con l’enduro. Evitando salti senza landing e tagli strani.

SINTESI X-Wing

I freni non sono mai andati in sofferenza e sono riuscito a frenare sempre e solo con un dito, per i v-brake è davvero un evento raro.
Sul guidato poco pendente diventa un mezzo davvero divertente. La sensazione di velocità è esponenzialmente aumentata rispetto alla realtà.

Il peso contenuto della bici e il telaio la rendono una macchina da guerra nei rilanci e sul falsopiano.

E i salti? Beh li si apre un mondo e forse anche il telaio. Ho provato qualche doppietto con un bel landing pulito. Diciamo che in questo caso la Sintesi X-Wing è un po’ come uno struzzo. Veloce sulla pianura ma non progettato per volare. Anche in questo caso è un mezzo davvero divertente se però ci limitiamo a fare qualche saltino, un bunnyhop sul tronco, un piccolo drop da una pietra. Ho tirato anche uno step up semplice ma non scontato in uno dei sentieri di casa, in questo caso abbassando la sella al minimo. Beh la X-Wing decolla letteralmente, ma non lo rifarei. Così come le corde di arrampicata hanno un limite consigliato di cadute prima di cambiarla, la X-Wing penso abbia un limite sul numero di salti prima di risaldarla.

SINTESI X-Wing

In conclusione la Sintesi X-Wing ti fa davvero capire quanto la mtb si sia evoluta in poco tempo, quanta attenzione ci fosse per la prestazione pur rimanendo nel semplice ma soprattutto quanto coraggio ci andasse 25 anni per aprire il gas su questi mezzi.
Sono fortunato di aver potuto rimettere in pista la Pagani delle mtb anni ’90 e tirarla al limite tecnico sui sentieri. Consiglio a chiunque abbia una bici vintage di provare a sistemarla e farci qualche uscita. Capirete subito quanto la semplicità del mezzo aumenti l’ingaggio e metta in evidenza le capacità del biker. Potrebbe essere un’esperienza utile per aumentare la consapevolezza dei propri limiti.

Testo e foto: Davide Allegri

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