FAST FAMILY – “i Bruno” italiani
Questa è la storia della famiglia Bruno, una famiglia speciale che non ha paura della gravità, anzi, la sfrutta per andare forte, anzi, per vincere!
Potrebbe essere una storia nata dalla più dolce fantasia quella che -soprattutto in questi giorni- accompagna la famiglia Bruno, dove il padre Andrea, campione indiscusso di downhill ed enduro nel decennio precedente, accompagna i figli Thomas e Rebecca al Campionato Italiano Downhill e assieme portano a casa un terzo posto e ben due maglie tricolori. Figli d’arte, famiglia d’arte, Fast Family, chiamateli come volete.
Questa è storia ed è stata scritta il 24 luglio nella cornice di Sestriere, località che accoglie da tempo la downhill nazionale.
L’età anagrafica fa sorridere, i giovani Thomas e Rebecca (figli di Andrea) sono del 2009, esordienti primo anno e per la prima volta al Campionato Italiano Downhill tra gli agonisti. Andrea lo conosciamo tutti, soprattutto chi come me è nato prima del ’90, discesista puro, ha visto la sua massima espressione agonistica nella downhill e nell’enduro indossando anche la maglia tricolore. Tutti e tre i portacolori del team Tribe Hot-Bikes hanno sbaragliato la concorrenza.
Ma qual è stato il segreto di questa vittoria di famiglia? L’abbiamo chiesto proprio ad Andrea, il quale ci ha raccontato che…
“È stato un weekend incredibile. L’emozione di partecipare a un Campionato Italiano e di arrivare a giocarsi la maglia tricolore è una cosa grandiosa, ancor di più è farlo con i proprio due figli. Siamo arrivati a Sestriere con l’intento di divertirci e fare esperienza, soprattutto io non mi aspettavo questo risultato essendo da molto tempo che non partecipavo ad una gara di dh. Poi durante le prove e le qualifiche abbiamo visto che i tempi erano buoni e abbiamo detto proviamoci!”
Andrea, cosa vuol dire per un genitore riuscire a portare i figli a gareggiare? Nel tuo caso il bagaglio d’esperienza non manca di certo, ma qui oltre a pilota sei anche accompagnatore, preparatore, mental coach ma soprattutto papà.
“Thomas e Rebecca sono cresciuti con la passione della mountain bike, probabilmente perché la sentono nominare h24 tra svago e lavoro. L’hanno sempre vista come uno strumento di divertimento, mai come un’imposizione e tanto meno sono stati stressati ad eseguire chissà che allenamento. Alla loro età la bicicletta dev’essere un gioco, deve rispettare la crescita del loro fisico e delle loro capacità coordinative e condizionali stimolandole, non opprimendole con sforzi incoerenti. Credo che le discipline gravity in questo siano un’ottima palestra perché non implicano pedalate esagerate ma piuttosto richiedono un fisico allenato da cima a fondo. Poi entra in gioco la figura del padre che per molti anni ha messo da parte la propria voglia di allenarsi, il proprio tempo e le proprie passioni per aiutare i figli a crescere. È il percorso della vita, ora tocca a loro.”
Dall’allenamento alla preparazione della bicicletta, come gestite tutto ciò?
“Tutti e tre utilizziamo mountain bike Transition, Thomas e Rebecca il modello da enduro Patrol e io quello da downhill TR11, customizzato secondo le mie preferenze. Ho cercato di insegnare ai miei figli l’importanza della cura della propria bicicletta, il fatto di renderla efficiente prima di pensare di voler componentistica di alto livello. In una prestazione il pilota vale per l’85%, mentre la bici è il restante 15%. Troppo spesso le famiglie si concentrano sull’aggiornare le bici dei figli con componenti di tendenza, con i pezzi che vanno di moda, senza però investire su corsi di guida o su un accompagnatore che sappia aiutare i giovani atleti nella loro crescita. Poi i conti si fanno in gara e lì i risultati sono chiari e sotto gli occhi di tutti… Ho sempre insegnato ai miei figli ad essere professionali in tutto ciò che fanno, dal track walking (che moltissimi non fanno!) al fatto di avere sempre l’occhio critico su tutte le idee, le mie in primis. Devono osservare, provare e riprovare per trovare le linee migliori, mettere in discussione sé stessi ascoltando anche le idee degli altri. Non è semplice, affatto. Ma io le mie esperienze le ho fatte, le mie soddisfazioni le ho portate a casa, ora tocca a loro.”
Ora cosa farà la famiglia Bruno?
“Innanzitutto ringraziamo mamma e moglie Mara per il supporto che ci dà dietro le quinte, fondamentale per poter essere tranquilli e concentrati sulle gare. Sappiamo di poter contare su un punto fisso estremamente importante. Poi continuiamo come abbiamo fatto fino ad ora, partecipando alle gare di downhill e a qualche appuntamento di enduro. Per Thomas e Rebecca è un divertimento e così deve rimanere ancora per qualche anno, poi se vorranno provare ad entrare nel mondo professionistico avranno tutto il mio appoggio, ma sarà una scelta loro.”
Testo: Matteo Pedrech e Andrea Bruno
Foto: Yuri Cortinovis e pagina Facebook di Andrea Bruno