Ammortizzatori: aria o molla, caratteristiche, regolazioni e…quale scegliere?
Se l’aria come elemento elastico ha preso il sopravvento in tutti gli ammortizzatori utilizzati nelle specialità della mountain bike più pedalate, ecco che invece in quelle più gravity -e nelle ebike– si vedono molto spesso elementi a molla, sebbene siano esclusivamente ammortizzatori posteriori e non forcelle.
Quali caratteristiche e quali peculiarità ci portano a scegliere un ammortizzatore a molla o ad aria in e-Mtb?
Innanzitutto la maggior velocità media, la maggior continuità nella guida (minori soste richieste dal fisico) sono aspetti che incidono sui componenti della nostra e-bike, in particolare modo se pensiamo ad una full suspended sulla quale l’ammortizzatore è sottoposto a uno stress continuo. La scelta tra un ammortizzatore a molla o ad aria in e-Mtb è una modifica che richiede capacità di comprensione degli aspetti tecnici in relazione all’utilizzo che ne facciamo.
ARIA O MOLLA, LE DIFFERENZE
Questo primo dettaglio non è per nulla scontato e fa intuire quanto le performance di aria e idraulica siano sensibili alle variazioni di temperatura di tali elementi. Le discipline più discesistiche come l’enduro e il downhill, ma anche l’utilizzo delle e-bike, mettono a dura prova le sospensioni, tanto che l’innalzamento esagerato della temperatura dei componenti degrada e compromette le performance degli ammortizzatori, se non strutturati correttamente. Questo problema non riguarda molto le forcelle, essendo posizionate anteriormente alle bici sono coinvolte -e quindi raffreddate- da un ampio flusso d’aria durante la corsa, oltre ad avere elementi più voluminosi che dissipano meglio il calore. Tale situazione non si verifica per gli ammortizzatori posteriori che sono spesso incastrati tra le tubazioni del telaio, gestiscono rapporti di compressione molto elevati (rapporto tra escursione della sospensione e lunghezza dello stelo dell’ammortizzatore) che richiedono pressioni d’esercizio molto alte che in media vanno oltre i 200psi, con idrauliche incastrate in spazi ridottissimi.
I test sul campo dimostrano che nei primi 30-40 secondi di discesa la temperatura interna di un ammortizzatore posteriore può raddoppiare e anche più. La molla metallica invece, al posto dell’aria, permette di mantenere una costanza delle performance inalterabile dalla temperatura e tantomeno dalla pressione atmosferica, tenendo conto che in certe competizioni il dislivello in gara supera i 1300-1500 metri. Si vedono però sempre più spesso ammortizzatori ad aria dedicati alle discipline gravity, essi dispongono del piggy back esterno che divide ancor di più la parte pneumatica da quella idraulica, permettendo regolazioni più precise ed evitando -per quanto possibile- il decadimento delle stesse. Inoltre per lo stesso motivo sono dotati di un fodero molto capiente (high-volume) per aumentare il volume d’aria all’interno.
Un’altra differenza tra queste due tipologie di elementi è senza dubbio il peso, che gioca a favore degli ammortizzatori ad aria, sebbene ci siano alcune molle in titanio che aiutano ad alleggerire di qualche manciata di grammi gli ammortizzatori a molla. Molto spesso il dubbio sulla scelta deriva proprio da questi fattori legati alla destinazione d’uso, aggiungendo inoltre che gli ammortizzatori ad aria hanno un bloccaggio molto più efficace e quindi sono più adatti a discipline che prevedono soprattutto tratti pedalati.
LE REGOLAZIONI
Per quanto riguarda le regolazioni degli ammortizzatori, troviamo per entrambe le tipologie una parte idraulica pressoché simile, con regolazione della velocità di compressione, anche divisa tra alte e basse velocità, e la frenatura del ritorno (o estensione). La differenza sostanziale sta nella regolazione del SAG, dove per gli ammortizzatori ad aria è sufficiente agire sulla pressione della camera positiva, mentre per gli ammortizzatori a molla è necessario sostituire la molla con una rapportata al peso del biker, in relazione alla tipologia di ammortizzatore e al cinematismo della sospensione.
QUALE SCEGLIERE?
Ai fini delle performance troviamo una netta differenza tra le due tipologie, sebbene alcuni ammortizzatori ad aria di ultima generazione tendono ad avvicinarsi molto a quelli a molla. Gli ammortizzatori a molla sono molto più sensibili nella prima parte di escursione mantenendo poi una curva di compressione piuttosto lineare, a discapito di quelli ad aria che iniziano a dare il meglio di sé nel momento in cui l’aria si comprime opponendo resistenza in modo progressivo fino al raggiungimento del fine corsa. È importante notare come ormai molti telai sono dotati di flip-chip, una regolazione formata da un eccentrico posto adiacente all’ammortizzatore, in grado di variare le geometrie del telaio e le curve di compressione della sospensione per variare di fatto il comportamento della mountain bike: più rivolto alla guida in discesa o più ai tratti guidati e pedalati.
C’è da considerare anche il fatto che nella regolazione delle sospensioni ad aria ci sono moltissime variabili in gioco: in primis la temperatura, ma anche la pressione atmosferica, che spesso li rendono difficili da regolare finemente, a differenza della molla metallica dove la risposta non è vincolata dalle variabili citate e pertanto sarà sempre la medesima. Immaginate di regolare il SAG in un luogo vicino al mare, quindi a quota molto bassa, per poi andare a pedalare un weekend con gli amici nelle meravigliose Alpi a quote anche oltre i 2000-2500 metri…
Le e-bike hanno il grosso vantaggio di avere il motore, sembra scontato dirlo ma è proprio colui che molto spesso fa sbilanciare la scelta verso gli ammortizzatori a molla. È “l’aiuto alla pedalata” che fa dimenticare i pochi grammi in più e anche il bloccaggio non efficiente come in quelli ad aria. Grazie all’aiuto del motore la pedalata rimane comunque vigorosa anche in salita, permettendo agli amanti della discesa di sfruttare al meglio la ciclistica della propria ebike quando i trail puntano in giù e inizia il divertimento.
Testo: Matteo Pedrech
Foto: Archivio MTBTECH