Cos’è il GRAVEL, una nuova interpretazione della bicicletta.
Ho ancora la stanchezza, il sorriso e la polvere negli occhi dal mio giro del fine settimana in bici che di pancia decido di mettere insieme parole e pensieri per introdurre una neo nata interpretazione della bici: il GRAVEL
Sempre più spesso nell’ambiente ciclo si sente parlare di bici gravel, letteralmente “bici da ghiaia”.
Si tratta di bici concepite per un uso prevalentemente su strade bianche e condividono con le bici stradali la forma del telaio, del manubrio, delle leve cambio e il diametro ruota da 700c con coperture dal battistrada scorrevole.
Con le mtb invece possono condividere i gruppi cambio mentre alcune tipologie di telaio possono ospitare le ruote di diametro 650b con coperture di sezione abbondante e dai disegni tassellati.
Ormai tutte le case costruttrici hanno inserito a catalogo la categoria gravel e le case produttrici di parti meccaniche e accessoristica hanno oggigiorno la loro linea di prodotti dedicati. Molte piccole aziende storiche dove l’hand made è sempre stato di casa, stanno ritrovando luce nuova nel mercato mondiale.
Non a caso, questa tipologia di bici può avere anche un richiamo alle bici storiche in quanto trovano spesso spazio nella costituzione del telaio materiali come acciaio e alluminio, a rendere le geometrie più confortevoli, spesso con verniciature personalizzate e bizzarre a costi più o meno onerosi del prodotto finale. Infatti, nel mercato attuale possiamo trovare bici gravel dai 1000 a oltre 10000 euro, queste ultime allestite e rifinite con parti in carbonio, componentistica ricavata dal pieno, gruppi cambio leggeri ed elettronici e non ultima, tutta una serie di accessori come parafanghi e porta pacchi leggeri abbinabili a borse da viaggio leggere e molto capienti o borse impermeabili e iper-tecniche da installare direttamente al telaio.
Ma dove nasce il gravel e il suo movimento? Sì, perché parliamo di vero e proprio movimento a livello globale approdato solo negli ultimi anni in Europa ma di derivazione USA, dove le lunghe strade secondarie asfaltate o polverose e dal fondo sconnesso (gravel appunto) hanno indotto chi volesse comunque pedalare agevolmente e coprire lunghe distanze, alla creazione di un mezzo versatile e che potesse anche essere robusto per supportare borse e accessori da viaggio in genere… e da questa idea così semplice ma arguta eccoci ai giorni d’oggi con tutte le interpretazioni del caso.
Il movimento gravel unisce più tipologie di ciclisti
Pane quotidiano per il ciclo-viaggiatore che può avere e dare il massimo per organizzare i viaggi più duri e lunghi. Ha la possibilità di allestire la bici con borse da viaggio sempre più tecniche, può collegare luci e sistemi di navigazione moderni, può letteralmente trasportare una tenda e sacco a pelo per i riposi che lo rigenereranno in un prato, in un bosco, in una spiaggia o di fronte a chissà quale panorama (ho già di nuovo la voglia di pensare al prossimo viaggio e ripartire).
Al gravel si avvicina seppur più timidamente lo stradista che, stanco di misurare i propri watt, senza più la smania del grammo risparmiato a favore della velocità, senza l’ansia di evitare buche e sconnessioni e di rischiare la pelle nel traffico, trova nello spirito gravel un po’ di sano piacere e confort nel pedalare, tanto lo sappiamo che a casa ha pur sempre la sua “lama affilata” da crono pronta a ruggire.
Poi troviamo chi approda al gravel dalla mtb, e trova piacere nell’utilizzo della bici gravel anche solo per la scorrevolezza e la facilità di guida, dove può usare sia l’asfalto che le strade bianche e sassose come trasferimenti o lunghe tratte e, memore delle doti derivate dall’utilizzo di ruote grasse, si prodiga nell’affrontare anche qualche single track.
Non ultimo, il gravel ha aperto le porte e sta letteralmente avvicinando tutta una serie di utenti di ogni età e sesso che vedono in questa disciplina (se cosi possiamo definirla) un’ottima sana opportunità di movimento all’aria aperta, svago e divertimento… punti comuni comunque a tutti.
E a dare un forte boost in generale a questa filosofia sono tutta una serie di eventi e il riconoscimento di alcune rotte ciclistiche che inesorabilmente stanno avvicinando un pubblico molto vasto e appassionato del ciclismo che ne fa in molti casi uno stile di vita.
Gruppi social a organizzare uscite di tutti i generi, randonnée (format di derivazione francese nel quale viene stilato un elenco di finisseur e viene segnato il tempo trascorso per completare una rotta), raduni spontanei o guidati, tour organizzati alla scoperta dei territori, rotte che percorrono il Bel Paese in tutte le direzioni, rotte e ciclovie di riconoscimento internazionale, fiere di settore, insomma: il gravel sta rapidamente avendo la sua meritata consacrazione e se ne parlerà a lungo per non dire per sempre.
Stay tuned perché Mtbtech ha aperto un nuovo capitolo dove verranno affrontati e raccontati molti aspetti di questa nuova visione… e ora si pensa già al prossimo giro gravel e alle persone che incontrerò nella mia rotta.
Leggi i nostri articoli sul mondo GRAVEL: mtbtech.it/gravel
Testo: Andrea Brunato
Foto: archivio Mtbtech