PRIMA VOLTA IN BIKE PARK? 7 CONSIGLI PER DIVERTIRSI IN SICUREZZA
Il downhill è la “Formula 1” della mountain bike. È certamente la disciplina più spettacolare e adrenalinica, ma anche quella che richiede più tecnica, conoscenza del mezzo e prestanza atletica. Già negli anni ‘70 i pionieri del downhill si lanciavano in discesa con delle bici cruiser modificate. È solo negli anni ‘90 però, con l’avvento delle forcella a doppia piastra e gli schemi di sospensione evoluti che si è creata una vera distinzione tra mtb normali e mtb da downhill. Oggi, a distanza di circa 30 anni, il downhill è cambiato sotto molti aspetti, le bici, lo stile di guida, i tracciati, ma una cosa resta sempre in comune: l’adrenalina che scorre nelle vene ogni volta che si affronta in velocità un tracciato nei boschi in discesa.
Per questo sempre più giovani (ma non solo) si avvicinano a questo meraviglioso sport, anche grazie agli ormai sempre più frequenti bike park presenti nel territorio. Inoltre la creazione delle piste da mountain bike è diventata un toccasana per l’economia delle montagne, che possono quindi sfruttare appieno gli impianti di risalita anche nella stagione estiva. Sempre più possibilità di praticare downhill, impianti di risalita efficienti e servizi a completa disposizione dei biker, per i neofiti e per i più esperti grazie ai noleggi e alle officine attrezzate.
Se all’apparenza sembra tutto semplice, bisogna mettere sul piatto della bilancia il fatto che in bike park ci si può far male facilmente se non si da la giusta importanza ad alcuni dettagli.
In questo articolo vi diamo 7 suggerimenti per affrontare una giornata in bike park divertendosi in sicurezza
1- Bicicletta e protezioni
Che sia una mountain bike a noleggio o la vostra personale, è indispensabile che sia efficiente al 100%. I freni innanzitutto, devono essere regolati correttamente e presentarsi in ottimo stato per garantire sicurezza e tranquillità. Prima di iniziare la discesa è opportuno fare un paio di pedalate sul parcheggio o nello spiazzo che precede gli impianti di risalita per provare l’impianto frenante, assicurandosi anche con un controllo visivo che le pastiglie non siano alla frutta e i dischi in buono stato. Successivamente in grado d’importanza troviamo i copertoni che, oltre a dover essere idonei per le discipline discesistiche per sopportare meglio le sollecitazioni, vanno regolati abbassando mano a mano la pressione nelle prime centinaia di metri di percorso. Partire da una pressione bassa immaginando di aumentarla mano a mano, porta a rovinose pizzicature con il conseguente danneggiamento di copertone e cerchio.
Non meno importanti le sospensioni, sono il primo filtro contro i salti e gli ostacoli che affronterete durante la giornata, il SAG (mediamente al 30%) dev’essere correttamente regolato in base al peso del rider, a di conseguenza anche le tarature idrauliche.
Parliamo invece delle protezioni, visto che in pressoché tutti i bike park è obbligatorio il casco integrale e il paraschiena. Ma noi non ci limitiamo a questo, infatti è buona regola indossare sempre anche gomitiere e ginocchiere, nonché guanti a dita lunghe e abbigliamento tecnico.
Non date peso ai “fenomeni di YouTube” che si esibiscono senza protezioni e senza guanti…la salute è più importante dei big like nei social.
2- Conoscere i trail e la segnaletica
Solitamente le piste sono contraddistinte da differenti colori in base al grado di difficoltà. Dal verde, al giallo, rosso, fino alle piste nere, le più difficili. Il grado di difficoltà fa preso seriamente e se si è alle prime armi è necessario procedere per gradi. Se prendiamo come esempio il bike park Dolomiti Paganella Bike, vediamo come sono stati mappati tutti i trail con indicati i gradi di difficoltà, inoltre sono suddivisi tra Flow Trail o Natural Trail. La differenza tra le due tipologie è semplice, i Flow Trail sono piste lavorate in modo da presentarsi molto fluide, dal fondo regolare. Le curve sono molto spesso dotate di sponda e i salti sono sempre ben raccordati tra loro e copiabili. I Natural Trail sono invece sentieri più naturali, spesso molto scassati. Il fondo può essere vario e presentarsi su roccia, terra, radici o sassi mossi. Il Natural Trail per antonomasia nel bike park Paganella? La Giada Line.
Soprattutto nei trail molto lavorati sono presenti le indicazioni ai principali ostacoli, tramite appositi cartelli che precedono salti, drop, passerelle in legno o anche solo avvisi di rallentamento quando si transita in zone particolarmente pericolose.
3- La prima discesa
Che sia la prima discesa della giorno o la prima discesa in assoluto in bike park, è il momento più importante per iniziare con il piede giusto la vostra giornata all’insegna dell’adrenalina e del divertimento.
La prima discesa è il momento in cui si parte da freddi, si è rigidi, non si conosce la reale situazione dei sentieri e nemmeno se la bici è settata nel modo corretto, pertanto va intrapresa con estrema cautela. Le prime centinaia di metri di percorso sono necessarie per iniziare a scaldare la muscolatura e sentire come si comporta la bicicletta, e ovviamente iniziare ad osservare il fondo per capire cosa ci aspetta più avanti. Sappiamo che in montagna di mattina il terreno può essere umido a causa della notte appena passata, ma allo stesso modo l’asciugatura è molto veloce non appena il sole si alza. Leggere il terreno è importante per poter regolare di conseguenza l’assetto della bicicletta in base alle proprie sensazioni. Dopo i primi chilometri i muscoli di tutto il corpo iniziano a mettersi in moto, entrano in temperatura, diventano più elastici e più reattivi, migliorando così la guida e donando più sicurezza. Il divertimento inizia!
4- Non frenare continuamente
La sensazione di scendere in bici da una montagna, fosse anche solo un flow trail, non è tra le esperienze più comuni, e pendenza, dislivello e velocità possono spaventare. Ma frenare continuamente, tenendo sempre i freni tirati, è uno degli errori più comuni che potrebbero mettere in difficoltà e in pericolo. Innanzitutto frenare stanca tantissimo mani e braccia, con il risultato che dopo pochissimo tempo si verifica una perdita di sensibilità, accresce il dolore alle dita e agli avambracci, portando anche alla perdita del controllo del manubrio. Un altro motivo è il surriscaldamento dell’impianto frenante, che diventa quindi inefficiente. Mollare i freni non vuol dire spegnere il cervello e buttarsi a capofitto verso valle, ma bensì vuol dire imparare per gradi partendo dai trail più semplici per poi passare a quelli più difficili. La frenata va fatta in entrata di curva o per abbassare la velocità nei rettilinei più lunghi. In questo modo dischi e pastiglie avranno modo di raffreddarsi ed essere efficienti per la frenata successiva.
5- La posizione di guida
Ci sarebbe da scrivere un libro su come guidare una mountain bike da discesa, che sia da enduro o da downhill, ma vediamo i concetti di base. Tutte le bici da enduro hanno il reggisella telescopico che si regola dal manubrio. E il motivo è semplice: se in salita, quando si pedala, è meglio stare seduto, in discesa è invece obbligatorio alzarsi in piedi! Le mountain bike sono dotate di ammortizzatori, ma i migliori ammortizzatori rimangono sempre le nostre gambe, che devono assecondare il terreno chiudendosi e distendendosi. Anche le braccia devono rimanere rilassate, con i gomiti flessi e pronte a seguire avvallamenti e asperità del fondo. Rimanere seduti e rigidi in sella durante la discesa è il modo migliore per irrigidirsi troppo e farsi sbalzare di sella.
Lo sguardo è fondamentale per “andare dove si vuole”…e non dove vuole la bicicletta. Le prime volte si tende a guardare la ruota davanti per vedere dove va, ma così facendo non si riescono ad anticipare gli ostacoli, pietre, radici o altro che siano, e si è sempre in ritardo nell’impostare le curve. Per cui meglio alzare lo sguardo e puntarlo qualche metro avanti, di modo da anticipare quello che c’è da fare e avere una guida più fluida e meno nervosa.
6- Gestire la stanchezza
Una delle situazioni più pericolose in bike park è trovarsi nel bel mezzo della discesa con i muscoli alla frutta. Le gambe chiedono pietà, siete costretti ad irrigidirle per non sedervi, le braccia non riescono più a copiare gli avvallamenti e i salti, le dita non hanno più forza di strizzare le leve dei freni. Arrivati a questo punto siete già in ritardo per la pausa.
È necessario conoscere il proprio corpo e affrontare le discese per gradi, solo in questo modo si sa quando è necessario fermarsi qualche minuto per rilassare la muscolatura. Durante le pause è consigliato smontare dalla bicicletta e togliersi il casco, fare due passi e magari qualche esercizio di stretching per recuperare più velocemente. Ricordatevi inoltre di assumere liquidi e cibo facilmente digeribile come le classiche barrette energetiche, che aiutano a prevenire le situazioni di crisi muscolare. Il momento migliore per riposare e rifocillarsi potrebbe essere proprio durante le risalite o perché no, presso gli stupendi chalet di montagna.
7- Il terzo tempo
Arrivati al terzo tempo possiamo dire che la giornata è andata alla grande, ci siamo divertiti, abbiamo sfogato l’adrenalina sfrecciando tra una curva e l’altra, saltando rocce e sfidando gli amici a chi chiudeva i salti più ostici. Caricata la bicicletta in macchina è ora di convertire la cauzione del bike-pass in una buona birra tra amici, raccontando dei jolly giocati durante la corsa, scambiandosi opinioni sulle biciclette e scherzando sulle innocue scivolate. Questo è il terzo tempo, il momento che, in tutta onestà, aspettiamo fin dal primo mattino. 😉
Testo: Matteo Pedrech
Foto: Archivio MTBTECH