TRINCEE E OSSERVATORI DELLA GRANDE GUERRA SUI COLLI ASOLANI

In alta montagna il bianco abbraccio della neve sta sostituendo un po’ alla volta la magia dei colori autunnali e l’estate è ormai dimenticata. Lo spirito agonistico nel fine stagione cala, ma la passione rimane forte, invogliandoci a godere della mountain bike in modo differente: riscoprendo la natura e le tracce lasciate dalla storia.

In sella alla nostra emtb andiamo sui Colli Asolani per scoprire la storia della Grande Guerra, addentrandoci nelle trincee e negli osservatori, talvolta divorati dall’inesorabile passare del tempo, ma riportati alle condizioni originali dalle associazioni locali.

I Colli Asolani sono un gruppo di colline nella provincia di Treviso che si sviluppano da ovest a est tra il comune di Asolo e il comune di Cornuda. Essi fanno parte del sottogruppo delle Prealpi Trevigiane e sono situati di fronte al Monte Grappa. Frequentati molto da chi pratica mountain bike e chi fa trail, i Colli Asolani sono ricchi di sentieri, molti dei quali tracciati durante la prima guerra mondiale, infatti erano un punto strategico di avvistamento sul fiume Piave, e per questo sono ben visibili i resti del passaggio di questa guerra.

Lungo tutta la dorsale di questi colli si sviluppa il sentiero principale che collega i due comuni di Asolo e Cornuda, che è il sentiero delle Due Rocche. Oltre a questo ci sono altri itinerari che partono anche da altri paesi come la salita al colle di San Giorgio, da Maser.

Partendo da Cornuda affrontiamo il sentiero principale salendo dal Sùlder. Il paese sottostante è a circa 160 metri di quota, quindi il dislivello iniziale di circa 300 metri ci porta a guadagnare la cresta della catena collinare per poi mantenerla per pressoché tutto il percorso. La salita dal Monte Sùlder è una strada trattorabile, in alcuni tratti molto ripida ma mediamente facile da percorrere anche con una mountain bike tradizionale.

Molte sono le alternative per raggiungere i trail in quota, alcune però talmente ripide e tecniche da essere difficilmente percorribili in mountain bike. La salita del Sùlder inizia a mostrare ciò che vedremo meglio nel proseguo: si può osservare benissimo la Rocca di Cornuda e proseguendo si incontrano alcuni ricoveri e gallerie scavati nella roccia, ovviamente risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Le trincee e le gallerie visibili al giorno d’oggi si stima possano essere solamente un cinque percento di quante presenti nel periodo di guerra.

Arrivati al punto più alto del Monte Sùlder il panorama è incredibile, nelle giornate più serene è ben visibile la laguna di Venezia a sud, i Colli Euganei e Berici a sud-ovest, mentre al lato opposto si vedono le Prealpi con il massiccio del Grappa e il Monte Cesen rivolti verso di noi.

Grazie all’ebike Brinke XXR Carbon abbiamo goduto molto più facilmente del territorio. L’aiuto del motore è prezioso per chi ama andare alla scoperta.

OSSERVATORIO MAROCCO

Proprio sulla sommità troviamo il primo interessante osservatorio, il Marocco, nome ripreso dal generale Antonio Marocco. L’osservatorio Marocco era punto di osservazione dei movimenti del nemico in direzione ponte di Vidor e quindi in grado di coordinare il tiro delle artiglierie, sparse in varie zone di Cornuda e dei comuni limitrofi, verso il nemico posto sulla sponda sinistra del Piave.

L’angolo di osservazione del complesso Marocco comprende il Monfenera, la vallata del Piave dallo sbocco in pianura fino a Nervesa e quasi tutta la parte nord del Montello fino a Biadene. Proprio su quella linea strategicamente importante scorre il fiume Piave (fiume sacro alla patria), teatro di sanguinose battaglie tra l’esercito italiano sulla sponda destra e le milizie austro-ungariche sulla sponda opposta, tanto che un racconto locale tramandato dagli anziani descrive l’acqua del Piave rossa dal sangue dei soldati caduti a causa del fuoco delle armi.

L’osservatorio Marocco fu un punto strategico di osservazione durante la battaglia del Solstizio perché consentiva di indirizzare il tiro delle artiglierie italiane, dislocate in varie zone di Cornuda e dintorni, verso il Piave, specialmente sui punti di traghettamento del nemico. Da questa posizione, durante la battaglia del Solstizio e fino alla fine del conflitto, le truppe italiane poterono controllare i movimenti del nemico oltre il Piave, costituendo una spina nel fianco all’esercito austro-ungarico.

L’osservatorio venne bersagliato con granate e con tiri a shrapnels (proietto che scoppiava a tempo, in aria, lanciando sul bersaglio numerose sfere di piombo) tanto che ancora oggi nei dintorni vengono ritrovate schegge e pallette.

Oggi l’osservatorio è in buone condizioni, è possibile entrare attraverso l’unico corridoio presente, e vedere con i proprio occhi l’ampiezza di visuale del foro di osservazione, tenendo conto che negli anni della guerra i Colli Asolani erano pascoli, senza quindi i boschi presenti al giorno d’oggi.

All’interno dell’osservatorio, a sinistra, troviamo una lapide con la scritta: DA QUI FISI GLI OCCHI AI CONFINI DELLA SVENTURA RINNOVAMMO LA PROMESSA ALLA PATRIA DI RISCATTARLE CON L’AMORE E COL SANGUE I CONFINI DI DIO MCMXVIII.

Presso l’osservatorio è presente una mappa della zona indicante i sentieri e i punti di interesse dei percorsi limitrofi.

LE TRINCEE

Sui colli di Maser erano stanziate le retrovie, occupate a costruire trincee e camminamenti nel timore che gli Austro-ungarici potessero superare il Piave o scendere vittoriosi dalle vette prealpine.

Dopo la disfatta di Caporetto del 24 ottobre 1917, il Generale Cadorna decise di resistere all’avversario: Maser era a ridosso della prima linea e venne dato l’ordine ai civili di abbandonare tutte le abitazioni dal confine di Cornuda fino al Tempietto di Villa Barbaro. Dal Collalto e dal Sùlder, attraverso le trincee, le truppe italiane potevano controllare le linee nemiche disposte lungo il Piave e tutto il corso del fiume, dal ponte di Fenèr fino a Nervesa della Battaglia e ancora, verso sud-est, fino al mare.

Le trincee percorrono in lungo e in largo i colli, unendo tra loro i rifugi, gli osservatori e tutte le postazioni utili nel conflitto. Dovendo essere molto comode alle teleferiche e ai sentieri che dalla pianura salivano verso la cima, capita molto spesso di trovarle affiancate ai trail che si percorrono al giorno d’oggi, o di attraversarle anche per merito di ponticelli in legno. La manutenzione di questi reperti è ad opera di associazioni locali che si prodigano a mantenere in ordine questi luoghi ricchi di storia che altrimenti verrebbero letteralmente divorati dalla natura.

OSSERVATORIO TAZZER AL COLLALTO

Proseguendo verso Est, da Cornuda in direzione Asolo, si giunge poi al monte Collalto, la collina più alta dei Colli Asolani, derivando infatti dal nome “colle alto”. Qui un trail molto tecnico e ricco di radici porta a raggiungere il secondo osservatorio, il Tazzer.

La fortificazione sul Collalto, iniziata il 19 dicembre 1917 da reparti del genio coordinato dal maggiore Emilio Tazzer, da cui poi il nome dell’osservatorio. Il Tazzer non è solo un punto d’osservazione ma rende il concetto di fortificazione se viene considerato come un insieme di opere, manufatti e postazioni che raggruppate avevano la funzione comune di scrutare i movimenti del nemico sulla sinistra Piave, dal suo sbocco in pianura fino oltre Nervesa, sia in tutta la zona del versante sud del massiccio del Grappa, dal Brenta al Piave.

La cresta del monte, per una lunghezza di 150 metri, è posta ad un’altezza tra i 490 e 498 metri sul livello del mare, qui si sviluppa l’osservatorio il quale comprendeva una galleria principale di oltre 38 metri di lunghezza e altre gallerie secondare per un totale di oltre 80 metri, ma ad oggi in gran parte crollate, e varie feritoie e ingressi dislocati in più versanti del colle. Poche decine di metri a sud dell’osservatorio era posto l’arrivo della teleferica impiegata per il trasporto di uomini e materiali vari usati per la fortificazione del monte.

Anche qui è possibile entrare a piedi, attraverso delle scalette, e percorrere un tratto di galleria (circa 15 metri) che attraversa il monte, in un clima suggestivo che fa rivivere -seppur in maniera molto leggera- quella che era la dura vita durante quegli anni di guerra.

I Colli Asolani non sono solamente un’ottima palestra per il trail riding e il cross country, ricchi di percorsi tecnici e divertenti, ma sono territori ricchi di storia…che non dev’essere dimenticata.

Testo: Matteo Pedrech
Foto Silvia Rech

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