Lapierre ZESTY 927 Ultimate 2017 – Prime impressioni
Durante il viaggio stampa in Francia, per la prova delle nuove gomme Michelin (presentazione a questo link: www.mtbtech.it/news/anteprima-michelin-4-gomme-nuove-lxc-lallmountain) ho avuto la possibilità di provare per due giorni l’arma da all-mountain più preziosa della casa francese Lapierre, la Zesty 927 Ultimate, una bici che fa gola un po’ da tutti soprattutto in questo montaggio di altissimo livello.
I sentieri percorsi sono tra i più belli della Costa Azzurra, durante le discese lungo i versanti ricoperti dalla classica vegetazione della Macchia Mediterranea si scorge il mare che dona una sensazione di pace e immensità, viene voglia di fermarsi ad ammirare il paesaggio, ma rimango concentrato! Sto provando una mountain bike! 😉
COM’È FATTA:
Lapierre identifica la serie Zesty AM come ideale per l’all-mountain ride, come si intuisce dal nome, ma anche come bici “tuttofare”, divertente per il giro quotidiano e per i grandi sentieri alpini. Questo modello 927 Ultimate realizzato con telaio in carbonio pare voler esaltare queste caratteristiche. Vediamo assieme com’è andata.
Il telaio è realizzato interamente in materiale composito, la fibra di carbonio, come anche i foderi del carro, per una questione di leggerezza e di risposta meccanica dello stesso, oltretutto caratterizzato da geometrie attuali ma non esasperate. Troviamo infatti una lunghezza dell’orizzontale di 630mm per il telaio in taglia L mentre l’angolo sterzo è di 66,5°.
Non si può dire lo stesso riferendosi alle battute di carro e forcella visto che troviamo ancora lunghezze di 142mm per il carro e 100mm per la forcella rispetto alle più in voga dimensioni allargate Boost.
Lo schema ammortizzante è il classico OST+ di Lapierre, ormai super collaudato viste le numerose evoluzioni che ha avuto negli anni, la corsa della ruota posteriore è di 150mm. Sempre quest’ultima ruota è svincolata dal movimento dei foderi inferiori per la presenza di un giunto Horst che quindi ne preludica un maggior controllo in fase di frenata. L’attacco dei foderi superiori all’ammortizzatore è filtrato da un leveraggio fissato a ridosso dell’incrocio tra il tubo sella e il top tube.
Tutti i cuscinetti dei leveraggi sono di dimensioni oversize.
I cavi hanno il passaggio interno dedicato, anche per il comando remoto del reggisella telescopico, lateralmente alla serie sterzo ci sono i fori molto ben coordinati con le forme della bici in questione e isolati tramite appositi gommini.
Il movimento centrale anch’esso di modeste dimensioni è caratterizzato da cuscinetti pressfit Sram GXP.
Molto utile e apprezzata la protezione in carbonio posta nella parte inferiore del telaio.
I COMPONENTI
L’allestimento 927 Ultimate, il più prezioso tra quelli proposti da Lapierre, è composto da entrambe le unità ammortizzanti marchiate ROCKSHOX, al posteriore il Monarch Plus RC3 da 190mm di interasse dotato di piggyback mentre anteriormente trova posto la Pike RCT3 Solo Air da 150mm di escursione.
Il reparto ruote è affidato a MAVIC che ha allestito la Zesty 927 con le nuove Deemax PRO da 27.5, esse hanno un canale differenziato tra anteriore e posteriore, il primo è infatti da 28mm interno mentre il posteriore da 25mm, per entrambe invece la raggiatura in Zicral è composta da 24 unità incrociate in seconda.
La coppia di cerchi pesa 1700g, entrambi sono UST, quindi tubeless ready.
Le coperture montate per questo non sono quelle montate di serie (MAXXIS) ma bensì le nuove MICHELIN WILD AM e FORCE AM, entrambe da 2.35 di larghezza.
Tutto il gruppo cambio è SRAM, X01 Eagle 12 speed con deragliatore Carbon. La guarnitura è invece Descendant Eagle con pedivelle da 175mm (170mm per la taglia S) e corona da 32t.
Scelta controcorrente per quanto concerne l’impianto frenante, troviamo infatti (con piacere) il nuovo SHIMANO Xt BRM8000 con dischi da 180mm con attacco a 6 fori.
Completano il montaggio un manubrio “Nico Vouilloz Signature” in alluminio 7050 da 760mm di larghezza, rise 15mm e diametro 31.8mm, tenuto fisso fa un attacco manubrio anch’esso “Nico Vouilloz” lungo 55mm.
La sella è il modello Fly Mtn di SDG, sorretta da un reggisella ROCKSHOX Reverb Stealth da 150mm (125mm per la taglia S).
IL TEST
I sentieri utilizzati per il test sono sull’altura alle spalle di Nizza, una zona montuosa non particolarmente alta ma presenta una vegetazione composta per la maggior parte da Mimose, oltre a pini marittimi e altri arbusti classici della Macchia Mediterranea.
Terreno ideale per provare una bici da all-mountain, la quale dovrebbe garantire buone prestazioni in discesa quanto un ottima agilità in salita per confermare (o smentire) l’acronimo di “bici tutto fare”.
Il setup iniziale non si rivela dei più facili sopratutto perché l’indicatore per la regolazione del SAG posteriore posto sul telaio non è molto preciso, ho preferito quindi affidarmi alla scala stampata sull’ammortizzatore stesso, regolando inizialmente un abbassamento del 25%.
In sella la posizione è naturale, non eccessivamente arretrata e nemmeno caricata troppo sull’avantreno dove queste sensazioni si hanno solitamente con bici dalle geometrie molto spinte le quali portano ad avere una seduta arretrata ed un manubrio molto basso, classiche delle bici da Enduro. Ma non è il caso della Zesty.
Per quanto riguarda le gomme la regolazione è stata sopraffina avendo a disposizione i tecnici Michelin, ma per queste ultime ci sarà un test approfondito prossimamente! 😉
IN DISCESA
La discesa è il frangente in cui ho messo più a dura prova la Zesty, ho trovato un terreno dalle condizioni ottime, personalmente quelle che preferisco, caratterizzato da un fondo non troppo compatto, asciutto e dalle molteplici sfaccettature: erano presenti infatti sia tratti di terra (la maggior parte) ma anche roccia e radici, oltre a tratti molto veloci, altri molto tecnici e altri ancora con salti e curve in appoggio. Ma andiamo per ordine.
DISCESE VELOCI
In questo frangente il frame in carbonio dona alla Zesty un carattere vigoroso che la rende molto stabile e precisa. La resistenza alle flessioni torsionali è garantita da una serie sterzo di grosse dimensioni come anche il movimento centrale.
Ottime anche le ruote Mavic molto leggere e rigide, gommate Michelin in questo test, un terreno scorrevole come quello sul quale ho corso era l’ideale per una gomma scorrevolissima come la Michelin Force AM al posteriore, mentre all’anteriore ho preferito montare una Wild AM, sempre molto scorrevole ma leggermente più artigliata. Inutile dirlo, Tubeless!
Rispetto alle mountain bike da allmountain più comuni troviamo sulla Zesty 927 un ammortizzatore Monarch Plus dotato di piggiback che lo rende molto più fruibile e ne mantiene le prestazioni inalterate durante le discese più lunghe. Durante il test ho diminuito la pressione arrivando ad un SAG del 30% con il quale ho trovato un miglior assetto. Anteriormente gli steli da 35mm garantiscono precisione di guida e una sensibilità dei minimi urti molto buona.
La rapportatura, caratterizzata da un gruppo Sram Eagle a 12 velocità e corona singola da 32t è pur sempre un compromesso di rendimento tra agilità in salita e allungo in discesa, nelle sezioni più veloci i rapporti sono fruibili fino a velocità non molto alte.
Anticonformista la scelta di montare un impianto frenante Shimano visto la restante componentistica di casa SRAM, ma non potevo chiedere di meglio. I freni Xt dotati di dischi da 180mm per entrambe le ruote sono all’altezza del mezzo in questione e assicurano performance sia in termini di potenza che di modulabilità.
DISCESE TECNICHE
Il carro della Zesty 927 è totalmente in carbonio e la lunghezza dei foderi relativamente compatta lo rendono molto performante nelle situazioni più tecniche. Complici anche i cuscinetti del link posteriore, il diametro voluminoso ne incrementa la precisione e ne diminuisce le probabilità di usura precoce.
Entrambe le unità ammortizzanti sono coordinate molto bene con il mezzo in questione, anche in rapporto alla destinazione d’uso. La forcella Pike pluriregolabile con steli da 35mm e 150mm di corsa non teme i salti più importanti e come anche per l’ammortizzatore, posso dire che ricoprono ampiamente la loro funzione per questa destinazione d’uso.
Troviamo invece delle geometrie vantaggiose nei frangenti tecnici, sia anteriormente con una serie sterzo non troppo distesa che al posteriore con un carro relativamente corto.
IN CURVA
Nei tre frangenti delle curve, entrata, percorrenza ed uscita, la Zesty eccelle in precisione fin tanto che si tratta di pendenze non esagerate, la componentistica di qualità ed un telaio molto performante ne determinano un peso totale molto basso, da qui ne nascono delle uscite di curva fulminee e apprezzabili anche in ambio agonistico.
Nella fase di entrata di curva la bici risulta molto stabile ed entrambe le ruote riescono a stare incollate al terreno anche in presenza di braking bumps, il carro copia molto bene le asperità anche in questa situazione molto delicata, rimanendo attivo come ci si aspetterebbe.
In percorrenza attribuisco la buona agilità e l’alta precisione di mantenimento della traiettoria che ho riscontrato all’insieme telaio-ruote, molto buona la qualità di quest’ultime visto che per entrambi gli assi non sono presenti battute allargate boost che ne incrementerebbero ulteriormente la rigidità del connubio appena citato.
IN SALITA
Il furgone a disposizione per le risalite non mi ha dato modo di metterla a dura prova, se non fosse per un paio di risalite pedalate su asfalto, l’unico frangente che posso quindi valutare.
Pedalando su tratti costanti e privi di sezioni tecniche si sente leggermente il movimento ondulatorio ritmato dalla pedalata, fin quando non si ruota la levetta che stabilizza il Monarch Plus rendendo la piattaforma stabile e incrementandone le doti pedalatorie.
Geometricamente il telaio viene in contro essendo adatto ad affrontare anche lunghe salite alpine, a differenza di bici molto più enduristiche, non si verificano fenomeni di impennamento nei tratti molto ripidi consentendo quindi al biker di mantenere una seduta più comoda e redditizia.
CONCLUSIONI
Il breve test effettuato alla Zesty mi da modo di affermare quanto questa bicicletta sia performante nel suo ambito d’utilizzo, sebbene sia mancato un parametro importante riguardante le salite tecniche, oltre ai fattori che entrano in gioco durante i classici test molto più lunghi, come ad esempio l’affidabilità.
Le caratteristiche geometriche non estremizzate ed un alta qualità generale la rendono piacevole da guidare, coadiuvate da un allestimento ben rapportato nell’insieme permettono l’utilizzo di questa Zesty 927 Ultimate anche oltre alla sua destinazione d’uso, spaziando fino all’enduro, ancor meglio se su percorsi molto guidati.
La scelta della guarnitura monocorona è sempre discutibile per un utilizzo allmountain, sebbene il range proposto dalla cassetta Eagle accontenti (quasi) tutti.
PREZZO di listino: 5699 €
SITO del produttore: www.lapierrebikes.it/zesty-am-927
Testo: Matteo Pedrech
Foto: Matteo Pedrech e Michelin
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